L'INTELLETTUALE ORGANICO (ANTONIO GRAMSCI)

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di Giulio Sapori

Antonio Gramsci
elabora, nei Quaderni del carcere, la prima vera teoria degli intellettuali.
Prima di tutto 'allarga' la concezione di intellettuale, oltre quella tradizionale di "produttore di cultura" poiché, in senso lato, "tutti gli uomini sono intellettuali" in quanto, chi più chi meno, tutti svolgono una qualche attività intellettuale e possiedono una certa concezione di mondo.
Questo non significa, però, che non ci siano più figure definite di intellettuale. Anzi, la nascita del capitalismo moderno e della società di massa hanno aumentato molto l'importanza (e il numero) di queste figure, la cui funzione però non è più solo quella di custodi dell'ordine costituito - come vale per il clero - ma si è 'specializzata' in organizzatori del consenso e dell'egemonia
La distinzione fondamentale che Gramsci opera è quella tra intellettuali organici e intellettuali tradizionali.
I secondi pongono se stessi come "rappresentanti di una continuità storica ininterrotta anche dai più complicati e radicali mutamenti delle forme sociali e politiche". Si credono indipendenti dal gruppo sociale dominante, ma non lo sono. Tra questi possiamo annoverare gli uomini di chiesa, il clero, i giuristi, i burocrati ma anche i filosofi idealisti (come Benedetto Croce).
Gli intellettuali organici, invece, sono intellettuali senza 'aura', consapevoli che non esiste alcuna turris eburnea da cui guardare e capire il reale, e che quindi occorre prendere la responsabilità di scegliere. Cosa? La classe con cui stare, in cui operare: in sintesi, la classe (per Gramsci: borghese o proletaria) a cui essere 'organici', esprimendone gli interessi.

(Nota personale: questo blog ha come nome L'intellettuale organico, richiamandosi alla concezione gramsciana di intellettuale, ma giocando in particolare sulla doppia significazione di organico: "parte di una classe" e "parte del vivente". L'intellettuale organico ritiene, cioè, che il dominio dell'uomo sull'uomo sia legato al dominio dell'uomo sulla natura. E che quindi, per una vera liberazione, occorra ripensare radicalmente tutti rapporti di forza, che subiamo e che facciamo subire, per mutarli. La lotta non è tanto tra proletariato e borghesia ma tra dominanti e dominati
)

Qui sotto riportiamo il testo gramsciano dove viene delineato il ruolo del nuovo intellettuale che, tra l'altro, oltrepassa quella separazione, ben delineata da Aristotele, tra teoria e prassi.  

"Quando si distingue tra intellettuali e non-intellettuali in realtà ci si riferisce solo alla immediata funzione sociale della categoria professionale degli intellettuali, cioè si tiene conto della direzione in cui grava il peso maggiore della attività specifica professionale, se nell’elaborazione intellettuale o nello sforzo muscolare-nervoso. Ciò significa che se si può parlare di intellettuali, non si può parlare di non-intellettuali, perché non-intellettuali non esistono. Ma lo stesso rapporto tra sforzo di elaborazione intellettuale-cerebrale e sforzo muscolare-nervoso non è sempre uguale, quindi si hanno diversi gradi di attività specifica intellettuale. Non c’è attività umana da cui si possa escludere ogni intervento intellettuale, non si può separare l’homo faber dall’homo sapiens. Ogni uomo infine, all’infuori della sua professione esplica una qualche attività intellettuale, è cioè un “filosofo”, un artista, un uomo di gusto, partecipa di una concezione del mondo, ha una consapevole linea di condotta morale, quindi contribuisce a sostenere o a modificare una concezione del mondo, cioè a suscitare nuovi modi di pensare.
Il problema della creazione di un nuovo ceto intellettuale consiste pertanto nell’elaborare criticamente l’attività intellettuale che in ognuno esiste in un certo grado di sviluppo, modificando il suo rapporto con lo sforzo muscolare-nervoso verso un nuovo equilibrio e ottenendo che lo stesso sforzo muscolare-nervoso, in quanto elemento di un’attività pratica generale, che innova perpetuamente il mondo fisico e sociale, diventi il fondamento di una nuova e integrale concezione del mondo. Il tipo tradizionale e volgarizzato dell’intellettuale è dato dal letterato, dal filosofo, dall’artista. Perciò i giornalisti, che ritengono di essere letterati, filosofi, artisti, ritengono anche di essere i “veri” intellettuali. Nel mondo moderno l’educazione tecnica, strettamente legata al lavoro industriale anche il più primitivo o squalificato, deve formare la base del nuovo tipo di intellettuale. Su questa base ha lavorato l’”Ordine Nuovo” settimanale per sviluppare certe forme di nuovo intellettualismo e per determinarne i nuovi concetti, e questa non è stata una delle minori ragioni del suo successo, perché una tale impostazione corrispondeva ad aspirazioni latenti e era conforme allo sviluppo delle forme reali di vita. Il modo di essere del nuovo intellettuale non può più consistere nell’eloquenza, motrice esteriore e momentanea degli affetti e delle passioni, ma nel mescolarsi attivamente alla vita pratica, come costruttore, organizzatore, “persuasore permanentemente” perché non puro oratore – e tuttavia superiore allo spirito astratto matematico; dalla tecnica-lavoro giunge alla tecnica-scienza e alla concezione umanistica storica, senza la quale si rimane “specialista” e non si diventa “dirigente” (specialista + politico)."
Antonio Gramsci, Quaderni del carcere, Einaudi, Torino 1975, vol. III, pp. 1550-1551.

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